Alcuni argomenti proposti nel testo "Tempo fermo"

Renato Calligaro

 

1. Di contro alla generica condiscendente creatività diffusa nell'arte come istituzione, va affermata la specificità e differenza fra oggetti artistici (opere d'arte), oggetti estetizzati, oggetti estetici, oggetti estetici testimoniali.

2. L'esperienza della artisticità di un oggetto è da circa 40.000 anni un bisogno fondamentale (referente antropologico) dell'homo sapiens sapiens, che ha costituito ovunque si sia insediato nel mondo il sistema antropologico dell'arte storica. Questa struttura profonda è universale, comune a tutti gli uomini a livello inconscio. Ma solo coloro che della esperienza della artisticità hanno un bisogno conscio, determinato da fattori socio-culturali e psichici, imparano volontariamente a riconoscere l'artisticità, in una assidua frequentazione delle opere. Dunque impara a sentire l'artisticità solo chi ne ha coscientemente bisogno. Che il riconoscimento della artisticità sia una operazione da imparare non ne fa un fatto elitario, come non è elitario per i bambini imparare la lingua della propria comunità, sulla base della innata Grammatica Universale del Linguaggio (N. Chomsky).

3. L'invenzione della cura della forma nella produzione degli oggetti non è solo funzionale al loro buon funzionamento, ma è anzitutto un artificio di "eternizzazione", cioè di superamento dell'angoscia del divenire e della morte nella "forma ben fatta". Partendo dalla potenza della forma come "segnale" nei "dispositivi di scatto" degli animali (K. Lorenz), l'uomo l'ha trasferita nella dicotomia spazio/tempo della psiche come intensità emotiva di spazio anti-tempo, cioè eternità. Da qui il bisogno di forma (e di forma artistica) nell'homo sapiens sapiens.

4. All'origine dell'opera d'arte sta l'esigenza dell'uomo (Autore) di "dire": comunicare un significato. Per cui le opere d'arte sono sempre narrazioni. Ma sono narrazioni prodotte con una speciale cura della forma, per cui la funzione prima di "dire" della narrazione normale si è trasformata qui nella funzione prima di esibire la propria forma, che è il significato stesso. Dunque la narrazione opera d'arte è il risultato riuscito di un processo di formazione, in cui il significato coincide con la forma.

5. Nella psiche il significato è sentito come vita, tempo che scorre e va, inesorabile mutamento, "divenire" La forma è invece sentita come spazio che sta, è dappertutto, pervasivo, infinito; e perciò immobile, fermo, e quindi immodificabile; e quindi perfezione, "eternità". Se nell'opera d'arte il significato coincide con la forma, il tempo (significato) è anche eternità (forma). Questa contraddizione fondamentale dell'h.s.s., che è inconciliabile nel pensiero razionale (in quanto una cosa (il tempo) non può essere anche il suo contrario (eternità)), è così conciliata nel pensiero simbolico dal simbolo sintetico che è l'opera d'arte. L'opera d'arte è tempo fermo.

6. La differenza fra il "mi piace/non mi piace" dell'apprezzamento estetico e il "riuscito/non riuscito" del riconoscimento della artisticità sta nel passaggio dall'"è bello perché mi piace (e lo desidero = "bello" come attributo) al "mi piace perché è bello" (bello come qualità nell'artigianato, e qualità di artisticità nell'arte).

7. L'estetizzazione diffusa nel sociale (sostenuta a suo tempo come rivoluzione dal procedimento delle avanguardie storiche e realizzata dal procedimento postmodernista come massiccia produzione di oggetti estetici per il mercato, inteso come mezzo privilegiato della comunicazione) è una regressione nella evoluzione della coscienza dell'Io a uno stadio anteriore a quello della invenzione della artisticità delle opere.

8. Un autore è "artista" solo quando riesce, nella cura della forma, a inventare il suo stile "unico" (l'unico riconoscibile "suo mondo"). Ma l'opera d'arte è tale solo quando, in quello stile, è artisticamente riuscita.

9. Il riconoscimento della artisticità comporta attenzione nella distanza. "Essere dentro" l'opera (es: essere dentro la musica) è un atto rituale. E' una estetizzazione della vita, mentre l'opera d'arte è una narrazione artisticizzata della vita.

10. Nell'ambito della sociologia del pensiero razionale, che prevarica sul pensiero simbolico, l'arte, pur strettamente legata al corpo psicofisico del singolo, non è considerata un prodotto di questo, ma solo del corpo sociale. E poiché il corpo sociale è in progresso, anche l'arte è in progresso. Ma così l'arte come qualità di artisticità, che non ha progresso, viene costretta, nella dimensione sociologica del progresso della scienza (che è la dimensione del concetto di "avanguardia"), a scomparire nell'arte come istituzione, che progredisce. Nella scienza moderna Einstein corregge Newton, ma nell'arte Giotto non corregge Prassitele. Einstein è meglio (più progredito) di Newton in quanto più nuovo nel progresso della scienza, ma Giotto non è meglio (non è più progredito) di Prassitele in quanto più nuovo in un progresso dell'arte. p.30

11. Dicono molti filosofi e scienziati che la Tecnica è il destino dell'uomo. Che vuol dire che la tecnica non é più uno strumento dell'uomo, ma è l'uomo stesso a essere ormai strumento del potenziamento autonomo della Tecnica. Se questo è vero, siamo all'inizio di una mutazione antropologica in cui l'homo sapiens sapiens muterà in un altro ominide, senza bisogno di artisticità (essendo il suo rapporto con la morte e il divenire totalmente cambiato), per cui l'arte è destinata a estinguersi, in quanto residuo di un pensiero simbolico arretrato rispetto al pensiero razionale vincente. L'arte si pone, in questo contesto, come Antitecnica per antonomasia.